Scienza e Vaccini
Vaccini
Le leggi della politica contro le leggi della natura
Questa pagina è in continuo aggiornamento perché riporta studi, documenti e testimonianze su una materia in continua evoluzione: i cosiddetti “vaccini” anti Covid-19, infatti, non sono vaccini tradizionali come quelli finora conosciuti e utilizzati ma – per ammissione delle stesse case farmaceutiche e dei loro enti regolatori – sono “costrutti farmaceutici” ancora in fase sperimentale. Per cui la loro sicurezza, efficacia ed effetti collaterali sull’uomo, sia a breve che a lungo termine, sono ancora da verificare.
Gli studi e le analisi riportate in questa pagina esprimono, dunque, le perplessità del mondo scientifico su tali “farmaci sperimentali”. Perplessità che però, anziché alimentare un aperto dibattito scientifico fra “pari” come avviene normalmente – cioè fra esperti accreditati e di pari livello – in questo caso vengono respinte a priori dalle istituzioni politico-sanitarie, senza entrare nel merito scientifico delle stesse, spesso delegittimando i loro autori: nonostante siano premi Nobel o scienziati dotati di prestigiosi curricula, la cui pecca più evidente è quella di non allinearsi al pensiero unico dominante. Ecco perché queste analisi non sono facilmente rintracciabili sui media. E perché – prima di riportarle qui di seguito – va descritto il contesto in cui sono decollati e sono stati autorizzati i cosiddetti “vaccini”: a partire dai relativi contratti tra la Commissione Europea e le singole aziende fornitrici. Contrariamente, infatti, alla trasparenza che caratterizza il mondo della ricerca scientifica, i contratti sono stati fin dall’inizio blindati e riservati; poi parzialmente resi pubblici, ma con forti censure sui testi che tuttora permangono…. Continua a leggere.
“Questa non è scienza, ma solo business ”, spiega Peter Doshi, dell’Università del Maryland e redattore della prestigiosa rivista medica British Medical Journal (BMJ).
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Peter Doshi, insegna un corso obbligatorio in Farmacologia su come valutare criticamente la letteratura medica formando gli studenti su come andare oltre l’abstract di uno studio e come discernere e valutare criticamente gli studi biomedici senza acquisirli così come arrivano. Egli insegna, dunque, proprio a mettere in campo lo spirito di pensiero critico. Così è intervenuto varie volte sul tema “vaccini”: in particolare, in un’audizione del 2 novembre 2021 il cui video messo online dal senatore Ron Johnson insieme ad altri illustri colleghi, sottolinea le contraddizioni nella divulgazione dei dati sull’efficacia del vaccino, la mancanza e l’insufficienza degli stessi e le difficoltà degli studiosi con una sorta di “mancanza di trasparenza dei produttori”. Doshi cita il caso precedente della “malattia suina”, epidemia soprattutto mediatica, per la quale i ricercatori hanno dovuto combattere per ottenere l’accesso ai dati della sperimentazione dei produttori. E denuncia l’irrazionalità e la contraddizione degli enunciati che diffusi sulla pandemia in corso, con termini generici e impropri dal punto di vista scientifico, quali “si sa che…” o “la scienza dice che…” oppure “Tutti sanno che …” smontandoli uno per uno. Affermazioni completamente prive di base scientifica come, per esempio: “Lo sanno tutti che questa è una pandemia di non vaccinati”; oppure altro elemento dato per scontato: “Lo sanno tutti” che i vaccini Covid salvano vite…”, e così via. E Doshi termina il suo intervento sottolineando il peso del fattore economico e l’influenza che le case farmaceutiche sulla politica e la ricerca: “Nel video il dottor Healey ha detto che ciò che è sotto il coperchio degli studi clinici Pfizer non è scienza, sono affari. Io ho esaminato gli studi clinici sponsorizzati dall’industria per oltre un decennio e tendo ad essere d’accordo con il dr. Healy”.
Il Prof. Robert W. Malone, padre della tecnica mRNA smonta tutti i miti costruiti da una falsa scienza.
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Lezione magistrale di Robert W. Malone, inventore della tecnica dell’Rna messaggero, in un’intervista fatta da Francesco Toscano di cui ecco alcuni punti essenziali: “Non esistono evidenze scientifiche che giustifichino la vaccinazione per i più giovani. Credo molto nell’utilità delle terapie domiciliari, fino ad oggi stranamente osteggiate dai diversi governi. I dati che provengono da Israele meritano un approfondimento: inducono infatti a sospettare che la vaccinazione di massa finisca addirittura con il peggiorare – anziché contenere – il quadro epidemiologico complessivo… questo è un vaccino sperimentale, diverso da tutti gli altri precedenti, anche se ha delle somiglianze, delle analogie…Per esempio, Coloro che sono stati infettati dal virus producono una risposta molto ampia, in grado di reagire a un virus successivo, alle varianti, mentre i vaccinati hanno una risposta molto più ristretta e limitata… Questo significa che la risposta ottenuta con questo vaccino è diversa da quella più ampia, più efficiente dei vaccini che hanno affrontato la poliomielite, la febbre gialla, il vaiolo….” Perciò “E’ IMPORTANTE CHE UNA POPOLAZIONE VENGA INFETTATA E GUARISCA SPONTANEAMENTE SVILUPPANDO QUEL TIPO DI IMMUNO RESISTENZA CHE SI E’ DETTO PRIMA E CHE IL VACCINO VENGA RISERVATO SOLO A CH HA DEI PROBLEMI SERI. Poiché Mentre il vaccino perde la sua capacità di proteggere nel giro di 6 mesi, l’ideale è la combinazione più efficace ed economica tra cure precoci e vaccino laddove può servire ai più fragili… si è constatato che i paesi che non hanno una grande consuetudine con la vaccinazione, come Messico, Perù, Filippine, India, hanno ottenuto ottimi risultati con l’adozione di terapie alternative…. I produttori di vaccini fanno profitti e noi dovremmo fare le nostre scelte senza seguire pedissequamente ciò che ci dicono…” Alla domanda di Toscano che a novembre 2020 quando la campagna vaccinale non era ancora iniziata, la situazione sanitaria era migliore di oggi, Malone risponde “Io penso che ci siano degli elementi all’interno del vaccino che aggravano la situazione dell’infezione e vanno fatte ricerche approfondite per accertarlo”. Sulle eventuali strumentalizzazioni politiche della pandemia, a fini dittatoriali, Malone risponde: “ Noi abbiamo dati concreti e studi di ogni genere che dimostrano che le misure restrittive sono stati disastrose… Se tu dai a un bambino un martello tutto diventa un chiodo, tutto si trasforma in chiodo da colpire come sta accadendo … I conflitti di interesse fra media, politica e industria farmaceutica rendono tossico il dibattito”.
Le critiche del Premio Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, agli attuali vaccini sperimentali.
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Il genetista e premio Nobel Luc Montagnier, si dichiara scandalizzato dalle politiche di vaccinazioni di bambini e minori e afferma perché avranno effetti sulle generazioni a venire. “Stiamo davvero intaccando le generazioni future. Per esempio, il glifosato, come dimostrato da studi recenti sui topi, provoca effetti epigenetici: chi lo assume nella dieta lo trasmette alle generazioni successive. Per cui i figli, i nipoti, i pronipoti ne soffriranno. E così l’RNA messaggero presente nel vaccino può avere effetti sulle generazioni future…” Per Montagnier l’RNA è una completa incognita e proclamare una vaccinazione obbligatoria per tutti con questa tecnologia è una follia per gli effetti che potrebbero manifestarsi anche su più generazioni. Luc Montagnier non ha mai nascosto i suoi dubbi sugli attuali vaccini e le sue posizioni sono chiare: parla apertamente di correlazione tra vaccino e sviluppo di nuove varianti resistenti ai vaccini stessi. Ecco la trascrizione in italiano di quanto riportato nella seconda intervista (in francese con sottotitoli in inglese): “È un enorme errore, un errore medico e un errore scientifico, inaccettabile… i libri di storia ne parleranno, perché, in effetti, è la vaccinazione che ha creato le varianti, a partire dal virus cinese. Ci sono degli anticorpi creati dal vaccino. Il vaccino muta perché cerca di adattarsi e sopravvivere. Le nuove varianti sono prodotto e risultato della vaccinazione, lo potete vedere in tutti i Paesi, è sempre lo stesso: la curva delle vaccinazioni è seguita dalla curva delle morti. Lo vedo da vicino, ne faccio esperienza in Istituto con i pazienti che si sono ammalati di Covid dopo essere stati vaccinati. Vi dimostrerò che stanno creando varianti resistenti al vaccino”. All’intervistatore che chiede: “Come si può vaccinare, durante un’ epidemia?” Montagnier risponde: “È impensabile! È omertà, lo sanno gli epidemiologi, lo sanno” aggiunge Montagnier, spiegando un meccanismo ben conosciuto: “Quello che noi chiamiamo Antibody Dependent Enhancement (ADE)”.
George Gao Fu, virologo di livello mondiale e il più autorevole in Cina, sottolinea i rischi della tecnologia occidentale dei vaccini anti Covid.
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Leggi l’articolo dello psichiatra Ermanno Pavesi
Leggi ruoli e cariche di Gao Fu riportate dall’Academy of Europe
“Il Covid sparirà da solo. I vaccini occidentali? Sono rischiosi… i vaccini a mRNA sono usati per la prima volta su persone sane, per cui la vaccinazione comporta dei rischi… A Whuan non c’è nessun virus animale. Sono stato a Wuhan per cercare l’origine negli animali e non sono riuscito a trovare tracce del virus”. Questa in sintesi le posizioni di George Gao Fu rilasciate anche all’agenzia di stampa statale cinese Xinhua. Per valutare appieno, però, il peso di tali dichiarazioni, va letto oltre all’articolo della Nazione, quello di Ermanno Pavesi, psichiatra e componente del direttivo della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC) (dal titolo “Covid-19, il dottor Gao Fu e le responsabilità del Governo cinese”); nonché le informazioni su chi è Gao Fu riportate dall’Academy of Europe (dove in Present and Previous Positions si possono leggere i ruoli e le cariche che Gao Fu ha ricoperto) e dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti (NAS) di cui è stato eletto membro corrispondente nel 2019, dove si legge fra l’altro: “Il suo curriculum professionale è notevole. E’ uno dei più importanti virologi e immunologi a livello mondiale che ha dato alcuni importanti contributi nel suo campo. È molto noto per i suoi contributi scientifici alla comprensione del riconoscimento molecolare dei recettori immunitari … in particolare dei virus dell’influenza e di altri virus rivestiti, che forniscono informazioni per lo sviluppo di farmaci e anticorpi, e per la prevenzione e il controllo di infezioni in tutto il mondo. Gao ha conseguito il dottorato di ricerca (DPhil) in Inghilterra all’Università di Oxford, e successivamente ha lavorato sia all’Università di Oxford che di Harvard; è stato Direttore Generale dell’Istituto di Microbiologia dell’Accademia Cinese delle Scienze dal 2004 al 2008; è stato eletto membro di numerose accademie: nel 2013 dell’Accademia Cinese delle Scienze, nel 2014 della Third World Academy of Sciences (TWAS, conosciuta anche come The World Academy of Sciences); nel 2015 dell’American Academy of Microbiology (AAM); nel 2016 dell’EMBO (Organizzazione Europea di Biologia Molecolare) e dell’AAAS (American Association for the Advancement of Science); nel 2016 della RSE (Royal Society di Edimburgo); nel 2017 dell’Accademia africana delle Scienze (AAS) e nel 2018 dell’Accademia Internazionale Eurasiatica delle Scienze”.
Le dichiarazioni di Pietro Luigi Garavelli, primario di Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara sui pericoli delle vaccinazioni durante una pandemia.
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Il professore Garavelli, ha dichiarato a fine marzo 2021: “È dimostrato che ormai Sars Cov 2 è presente nella popolazione tutto l’anno … per cui assistiamo a brevi ondate epidemiche a scadenza di mesi le une dalle altre, come è normale che avvenga… In questa situazione, a non essere normale è una cosa che si impara al primo anno di specializzazione. Ovvero, non si vaccina mai durante una epidemia. Perché il virus reagirà mutando, producendo varianti e sarà sempre più veloce di noi. Con un virus RNA o si trova un denominatore comune su cui montare il vaccino o, facendo vaccini contro le spike che mutano, non hai speranza di arrivare prima di lui. Lo ricorreremo sempre perché così tende a mutare velocemente.” Perciò Garavelli si muove controcorrente anche sul lockdown: “… è una misura di isolamento che serve per patologie da contatto, come l’Ebola…” ma non “allo stato attuale delle cose, quando il virus è ormai endemico… in pratica, dobbiamo conviverci, rispettare le misure prudenziali e, oserei dire, curare a casa. Chiudere la società e la vita a tratti, non ha davvero senso.“
Le preoccupazioni di America’s Frontline Doctors, sulla natura sperimentale, i rischi dei “vaccini”, la carenza di studi preliminari e test.
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L’organizzazione no-profit di medici e studiosi rivolta al mondo medico America’s Frontline Doctors (AFLDS) ha stilato un documento per rispondere alle domande sul vaccino COVID-19 . In particolare, sul significato scientifico e legale di “vaccino sperimentale” (dimostrando che quelli anti-Covid lo sono tutti) e sulla sicurezza: “Poiché questi vaccini sperimentali non sono stati testati secondo gli standard abituali, nutriamo serie preoccupazioni per la sicurezza…non è sicuro distribuire su larga scala un vaccino sperimentale”, in quanto “l’assunzione di un vaccino è completamente diversa dall’assunzione di un normale farmaco. Contrariamente all’assunzione di un farmaco per una malattia, la persona che prende un vaccino è in genere completamente sana e continuerebbe a essere sana senza il vaccino. Poiché la prima regola del giuramento di Ippocrate è “non nuocere” la sicurezza del vaccino deve essere garantita. Ma non è ancora successo. Dovrebbero essere condotti e pubblicati più studi sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino e si dovrebbe offrire al pubblico maggiore trasparenza sui possibili rischi, prima che gli Americani entrino nel più grande programma di sperimentazione medica di massa della nostra storia”.
L’intervista al dottor Mike Yeadon, ricercatore scientifico e Vicepresidente di un comparto di ricerca Pfizer, che ipotizza un “depopolamento su vasta scala” sfruttando la “pericolosità di tali ‘vaccini’ ”.
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È stata America’s Frontiline Doctors a raccogliere le dichiarazioni dello scienziato Mike Yeadon, presidente, CEO (Chief Executive Officer) e co-founder di Ziarco Pharma Ltd (un’azienda di biotecnologie farmaceutiche), che in Pfizer ricopriva il ruolo di ricercatore scientifico e vicepresidente di un comparto di ricerca che si occupava di allergie e ricerca sui farmaci. In tale intervista, Yeadon ha affermato che tali vaccini potrebbero essere utilizzati “per il depopolamento mondiale”: “Non ho nessun dubbio che ci troviamo difronte al male (non sono mai stato così sicuro di qualcosa in 40 anni di carriera) e a prodotti pericolosi” – si legge nell’intervista originale inglese – “Nel Regno Unito, è abbastanza chiaro che le autorità sono decise a somministrare i “vaccini” al maggior numero possibile di persone. Questa è follia, perché anche se fossero legittimi, la protezione è necessaria solo per le persone che sono ad alto rischio…Ma tutte le altre, in buona salute… non muoiono di virus. In questo grande gruppo, è del tutto immorale somministrare qualcosa di nuovo e il cui potenziale di effetti è completamente atipico”. Yeadon sostiene – e cita gli studi – che chi sia stato esposto al Covid, abbia sviluppato una immunità a lungo termine: fino a 17 anni o forse a vita. All’intervistatore che gli chiede quali siano i motivi per tanto accanimento sulla vaccinazione universale, lo scienziato risponde: “… Una è il denaro: ma è una motivazione che non regge, perché lo stesso profitto si otteneva raddoppiando i costi e somministrandoli alla metà dei soggetti. Per cui, è qualcos’altro. Va detto che, per “intera popolazione” s’intende includere anche minori e forse bambini piccoli, cosa che interpreto come un atto malvagio. Non c’è nessuna ragione medica. Sapendo, come so, che la progettazione di questi ‘vaccini’ si traduce nell’espressione nei corpi dei riceventi della proteina spike che ha effetti biologici negativi, che in alcune persone sono dannosi ( coagulazione del sangue, attivazione del “sistema immunitario complementare” ecc. ), sono deciso nel sottolineare che coloro che non sono a rischio di questo virus non dovrebbero essere esposti al rischio di effetti indesiderati dovuti a questi agenti”. Tant’è che alla fine l’ex vicepresidente della Pfizer fa una dichiarazione eclatante: “Per favore, avvertite le persone di stare lontane dai vaccini, non ce n’è assolutamente bisogno…. E dal momento che … sono stati prodotti dal settore privato e gli organi preposti al controllo e alla regolamentazione si sono fatti da parte (la sicurezza non è stata testata), posso solo dedurre che saranno usati per scopi nefasti. Ad esempio, se qualcuno volesse danneggiare o uccidere una significativa percentuale della popolazione mondiale nei prossimi anni, i sistemi messi in atto in questo periodo, lo consentiranno. È mia opinione che sia possibile che tutto ciò venga usato per un depopolamento su vasta scala”.
Tre ricercatori italiani spiegano sul Journal of Neuroimmune Pharmacology (JNIP) la tesi scientificamente validata secondo cui i “vaccini COVID-19” siano farmaci piuttosto che “vaccini tradizionali”
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La Lettera indirizzata al JNIP e arricchita di referenze bibliografiche, di Marco Cosentino, Marco Ferrari e Franca Marino espone l’evidenza che i tre ricercatori ravvedono nei vaccini COVID-19 confermata da gran parte del mondo scientifico: Pfizer, Moderna, Astrazeneca, J&J ma anche Sputnik non sono vaccini convenzionali, bensì prodotti medicinali con un principio attivo e degli eccipienti, e probabilmente con effetti che dipendono dalla dose e dalla reattività individuale. “La maggior parte dei paesi occidentali, tra cui USA, UE e Regno Unito, stanno costruendo le loro campagne di vaccinazione di massa contro COVID-19 su prodotti derivati da biotecnologie innovative, per RNA messaggero (Pfizer/BioNTech e Moderna) e consegna di DNA attraverso vettori di adenovirus (Oxford/AstraZeneca e Johnson & Johnson). Quest’ultimo è condiviso dalla Federazione Russa come vaccino Sputnik V (Jeyanathan et al. 2020 ). All’inizio della pandemia di coronavirus-2 (SARS CoV-2)… solo due vaccini basati su vettori virali contro il virus Ebola (tuttavia senza vettori di adenovirus) sono stati autorizzati per uso umano (Suschak e Schmaljohn 2019)”. Ma come aggiungono i ricercatori “di fronte all’emergenza sanitaria da pandemia COVID-19, la diffusa percezione pubblica” di questi prodotti impropriamente definiti “vaccini” è che tali “vaccini in fase di sviluppo riflettessero ciò che era già disponibile per il tetano, la difterite, la poliomielite, il morbillo, la parotite o la rosolia tra altri. Tuttavia, gli attuali vaccini COVID-19…” sarebbero da considerare “farmaci” o “prodotti farmaceutici” piuttosto che “vaccini convenzionali (che) sono preparati contenenti forme indebolite o uccise del microrganismo, alcuni dei suoi determinanti antigenici chiave o una forma inattivata di tossina… (che) incontrano il sistema immunitario dell’ospite nel sito di iniezione, determinando infine la stimolazione di una risposta immunitaria e, a sua volta, di una memoria immunologica. I vaccini COVID-19 si basano esattamente sulla consegna di RNA messaggero o DNA preparata mediante consegna vettoriale. Contengono RNA o DNA della proteina SARS-CoV-2 S attiva racchiusa in eccipienti (lipidi, sali e saccarosio per i vaccini a RNA, un adenovirus per i vaccini a DNA). I principi attivi non sono in grado di influenzare direttamente il sistema immunitario, a meno che non subiscano la traduzione nella proteina SARS-CoV-2 S da parte delle cellule in cui penetrano attraverso l’elaborazione ribosomiale….È stato recentemente suggerito che la proteina SARS-CoV-2 S prodotta e rilasciata dalle cellule ospiti precedentemente bersaglio dei vaccini può interagire con il suo recettore ACE2 espresso su altre cellule, innescare infiammazione, trombosi e altre reazioni avverse, imitando infine la patologia della malattia (Angeli et al. 2021 )” Nell’articolo, dunque, i ricercatori evidenziano l’inappropriatezza dell’uso della parola “vaccino” nella sua accezione comune per tali costrutti farmaceutici che – come ammesso del resto dalle stesse case farmaceutiche – a differenza dei vaccini tradizionali non prevengono il contagio, ma consentirebbero ai vaccinati solo di contrarre una forma più lieve della malattia.
Intervista alla genetista francese Alexandra Henrion-Caude esperta di tecnologie RNA che definisce “folle somministrare terapie geniche a persone sane”.
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Alexandra Henrion-Caude è una nota genetista francese. Già Direttore di Ricerca al French Institute of Healt (Inserm), ha completato il suo post-dottorato alla prestigiosa Harvard Medical School e ha lavorato al Necker Hospital-Image Insitute. Esperta, in particolare, di epigenetica – cioè proprio della branca della genetica che studia i danni e le mutazioni sui geni a lungo termine nelle future generazioni – ha pubblicato decine di studi sul RNA. Ciononostante, pur valorizzando le tecnologie RNA ha dichiarato all’intervistatrice dell’emittente francese “LSP”: “Proprio perché conosco tutto il potenziale del RNA, so che somministrarlo a persone sane è una follia. Tenuto conto della versatilità della molecola RNA, della sua capacità di interagire con una moltitudine di molecole, della capacità di suddividersi in piccole sequenze avevamo cercato nelle terapie VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare) di utilizzare l’RNA: ma non ci siamo ancora riusciti. E poiché RNA è capace di produrre una serie di conseguenze sull’organismo, se non ci riusciamo sui malati, farlo su una popolazione sana mi sembra una follia allo stato attuale, dopo 10 anni di ricerche e sperimentazione”.